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l profumo portato dal vento vuoto del deserto è il migliore che esiste, il più
soave di tutti, anche perché non ha alcun gusto. Così sostenevano dei vecchi
beduini, e lo conferma Ovidio Guaita che, in questa occasione, ci propone
molte immagini di un’architettura suggestiva quanto sconosciuta sul fondale del
deserto arabico.
Fino a pochi decenni or sono, i pochi viaggiatori che si avventuravano nella
traversata del deserto, e che volevano conoscere la vera Arabia Saudita, avevano
motivo di non essere perfettamente soddisfatti. A demoralizzarli e irritarli non
era la temperatura, non era il grado di umidità dell’aria, e neppure la difcoltà del
cercare e del trovare acqua potabile abbondante. Il loro disappunto era dovuto al
fatto che dovevano viaggiare di notte. Una circostanza che impediva loro di vedere,
ammirare, apprezzare i luoghi che attraversavano, ivi compreso il deserto, ovvero
il paesaggio in cui transitavano. Un paesaggio sorprendente e vivo sotto tutti gli
aspetti minerali, vegetali, animali, perché defnito da un’infnità di interrelazioni
umane e naturali.
Noi siamo più fortunati di quegli antichi viaggiatori, e possiamo afrontare
piste e strade carrozzabili a tutte le ore del giorno. Un’opportunità che ci consente
di scoprire un nuovomondo rafnato, dovuto alla caparbietà umana di non adattarsi
supinamente sempre e comunque, ma piuttosto alla capacità di comprendere
quanto la natura ofra di meglio, e quindi di assecondarla con rispetto.
ةــمدقملا